La trasformazione digitale ha impatto su tutti i settori, incluso quello socio assistenziale.
Il settore pubblico, in realtà, per la sua stessa natura ha proprie peculiarità e va detto che “trasformare”, in questo caso, non può mai e in alcun modo compromettere la continuità operativa, perché tutte le criticità e le inefficienze si traducono in disagio per le persone. La trasformazione digitale, però, richiede tempo, nuove conoscenze, nuove metodologie e una nuova cultura del servizio pubblico. Un passaggio che, quindi, non può avvenire in tempi rapidi, ma che deve essere incoraggiato e supportato il più possibile. Perché scegliere questa via? Per migliorare quanto si fa oggi, per implementare nuovi servizi, per rispondere in modo sempre più puntuale ai bisogni dei cittadini. Come procedere allora? La risposta non è introdurre nuove tecnologie, ma è investire in formazione, favorire la flessibilità e incoraggiare l’innovazione a 360°. In questo settore più in che in qualsiasi altro, infatti, la differenza non viene fatta dalla tecnologia, ma dalle persone che la utilizzano ogni giorno. Gli operatori sono un elemento chiave della trasformazione digitale del settore.
Servono nuovi strumenti digitali, ma anche competenze
Le tecnologie sono importanti e serve in ogni caso un cambiamento anche su questo livello. Secondo il piano Italia Digitale 2016, ad esempio, è opportuno incoraggiare un approccio “cloud first”, che permetta l’utilizzo di soluzioni informatiche in cloud, per garantire maggior sicurezza e servizi integrati. Importanti anche le soluzioni per una maggior sicurezza, visto che secondo l’analisi effettuata dal Governo il 95% dei data center utilizzati oggi dagli enti pubblici (circa 11mila) presentano criticità in materia di sicurezza, affidabilità, potenza ed efficienza.
Ma non è tutto qua. Oltre agli strumenti e all’infrastruttura, il reale cambiamento passa attraverso gli operatori. Ecco perché è tanto significativo il dato evidenziato da diversi studi, tutti in grado di sottolineare quanto sia proprio la carenza di competenze digitali a frenare il processo di digitalizzazione. Secondo un report della Commissione Europea di luglio 2022, ad esempio, in Italia sono circa 26 milioni le persone che non hanno le competenze digitali di base. Un ostacolo, nel mondo del sociale, che causa una doppia criticità: da un lato gli operatori impegnati ogni giorno con nuovi strumenti e modelli di lavoro e da cui dipende la qualità e l’efficacia del servizio, dall’altro i cittadini che potrebbero trovarsi in difficoltà di fronte a un cambiamento troppo repentino, anche in termini di accessibilità alla tecnologia.
Investire in formazione e l’operatore a supporto del cittadino
La Presidenza del Consiglio ha costituito l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) per assicurare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale ed è stato redatto il Piano Triennale per l’informatica nella PA, un documento di indirizzo strategico. Anche in questo caso, si parla in parallelo dell’importanza di favorire la diffusione delle tecnologie, ma anche di promuovere iniziative di alfabetizzazione digitale e di formazione. È necessario colmare il divario di competenze che si registra in Italia rispetto ad altri Paesi Europei, come la Germania, la Francia o la Spagna. Un’intenzione rimarcata anche dal PNRR, che prevede investimenti anche per la formazione e lo sviluppo delle competenze digitali (sia in termini di reskilling, quindi di acquisizione di nuove competenze, che di upskilling, quindi di miglioramento). Se ne trova traccia, ad esempio, nella Missione 1, in cui si parla di capacità amministrativa e delle competenze dei dipendenti pubblici. Un operatore formato è un operatore in grado di sfruttare al meglio le potenzialità delle tecnologie e degli strumenti che gli sono forniti, ma diviene anche supporto ai cittadini che presentano difficoltà con il mondo dei servizi digitali. Nel mondo sociale, le persone diventano veicolo di conoscenza e informazione e proprio perché la dimensione umana in questo settore non può e non deve venir meno, è essenziale che si sviluppino tutte le competenze necessarie ad un cambiamento efficace e strutturato.
GeCaS a servizio delle persone: come la Cartella Sociale Informatizzata può fare la differenza
Come anticipato, le nuove tecnologie sono a servizio delle persone. Anche GeCaS, la Cartella Sociale Informatizzata, nasce proprio sulla base delle esigenze rilevate da chi, ogni giorno, lavora in questo settore. Tramite questo strumento è possibile gestire tutte le fasi di un progetto di aiuto alla persona in ambito Socio Sanitario, dall’accoglienza, alla rendicontazione finale. La piattaforma è il frutto del lavoro di persone che, da anni, lavorano in modo verticale con il settore pubblico, proponendo soluzioni digitali che rispondano alle necessità individuate. Per noi di Klan.IT GeCaS non è un prodotto statico, ma anzi il nostro obiettivo è un miglioramento costante ed è per questo che siamo sempre attenti a raccogliere i feedback dei nostri Clienti. Il nostro obiettivo è fornire loro uno strumento che, sempre di più, sia su misura per il lavoro quotidiano.