In Italia sono Amministrazioni, Associazioni ed Enti del Terzo Settore ad occuparsi dell’erogazione di servizi in ambito socio assistenziale. Attività essenziale per la garanzia del rispetto dei diritti del cittadino, con l’obiettivo di assicurare a tutti un tenore di vita accettabile. È chiaro che, alle basi di un efficiente sistema di welfare, si trova non solo l’impegno degli Enti e degli operatori coinvolti, ma anche un sistema di investimenti economici da parte dello Stato. L’entità di questo contributo, chiaramente, varia a seconda delle dimensioni del fabbisogno. Ma quanto incide il sociale sulle spese del Paese? Per rispondere è possibile fare riferimenti ai dati raccolti dall’Istat, disponibili in forma completa fino al 2020.
I dati Istat: cosa raccontano dell’Italia
Quando si parla di protezione sociale, si includono servizi previdenza, assistenza e sanità, che nel loro insieme concorrono all’assicurazione del benessere dei cittadini. In questo contesto, si tralasciano principalmente i temi di previdenza e sanità, per concentrarsi sulla spesa per la protezione sociale, che nel 2020 è stata pari al 34,5% del Pil del Paese. Una percentuale significativa, che è cresciuta di 5,3 punti rispetto all’anno precedente. Un numero che si spiega con l’avvento della pandemia da COVID-19 e la necessità di contrastare gli effetti economici che ne sono seguiti. Di questa spesa, circa il 46,5% è destinata alla funzione vecchiaia, per il 22,4% alla funzione malattia e per il 13,5% a disoccupazione ed esclusione sociale. La spesa pro capite per la protezione sociale, nel 2019, è stata di 8.697 euro, in linea con la media europea.

Il ruolo dei Comuni
Parte delle spese per il sociale è in carico ai Comuni, singoli o in forma associata, che hanno per legge il dovere di garantire interventi e servizi sociali per i cittadini. Nel 2018, la spesa dei Comuni per i servizi sociali ammontava in totale a 7 miliardi e 472 milioni di euro, confermando una crescita della spesa iniziata nel 2014. Di queste risorse, la quota più significativa (38,1%) è destinata alle famiglie con figli, seguita da quella predisposta per i servizi ai disabili (26,8%), agli anziani (17,2%) e al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale (7,5%). Sono tanti anche i Comuni italiani (60% circa) impegnati nell’erogare servizi socio educativi, quali ad esempio nido, micro nido.
Il fabbisogno cresce, è importante ottimizzare il servizio
Emerge chiaramente che, con un fabbisogno in crescita, aumenta anche la necessità di investimenti in ambito sociale. Un’esigenza che si muove in parallelo con quella di efficientare, ottimizzare e migliorare il processo di erogazione del servizio. Questo non significa investire meno nel sociale, ma ottenere risultati migliori a parità di cifre. È in questa direzione che si muove la volontà di favorire la digitalizzazione della PA e in ambito sociale, è la Cartella Sociale Informatizzata a fare la differenza, grazie a diverse funzioni che favoriscono la gestione online di tutte le fasi del processo, dall’accoglienza, fino alla rendicontazione e al successivo monitoraggio.
Perché scegliere una Cartella Sociale Informatizzata
È abbastanza semplice prevedere che la domanda sociale non andrà a ridursi nei prossimi anni e pertanto è importante riuscire a trovare soluzioni che, oltre a rendere gli investimenti più efficaci, aiutino Enti e operatori a gestire un numero sempre maggiore di utenti. GeCaS, la cartella sociale informatizzata risponde a queste necessità. Per saperne di più, visita la pagina dedicata del nostro sito.
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